LIBRO D’ORO DELLA NOBILTA’ MELITENSE  
Sovrano Militare Ordine di Malta S.M.O.M.

TITOLI NOBILIARI



Il Libro d’Oro della Nobiltà Melitense (riconosciuto dal Ministero Italiano Beni e Attività Culturali, con registrazione dell'ufficio pubblico generale delle opere protette dalla legge sul diritto d’autore -art. 103 L. 633/1941), è il solo, unico, repertorio, araldico, genealogico, anagrafico, nobiliare, edito con periodicità biennale sui cavalieri del Sovrano Militare Ordine di Malta di lingua italiana.

Nell’opera vengono infatti pubblicate le sole casate italiane i cui titoli nobiliari e predicati feudali siano stati prima di tutto riconosciuti ai sensi di legge dallo stato italiano (Regno d’Italia ieri e Repubblica Italiana oggi), e solo successivamente anche dal Sovrano militare Ordine di Malta (S.M.O.M.).



Per la Repubblica Italiana oggi (così come per il Regno d’Italia ieri) l'Ordine di Malta è infatti uno stato straniero, pertanto lo status storico-nobiliare dei cittadini con passaporto italiano, per legge è unicamente sancito con un ufficiale riconoscimento del Regno d'Italia ieri, e della Repubblica Italiana oggi (quest'ultima attraverso la cognomizzazione sulla carta di identità del rispettivo predicato feudale, ai sensi infatti del secondo comma della XIV disposizione transitoria e finale dell’attuale costituzione Repubblicana, per la quale i predicati nobiliari esistenti prima del 28 ottobre 1922 vanno come parte del nome).

Il predicato feudale (poggiante su un antico titolo nobiliare) era la località geografica sulla quale un casato esercitava storicamente i poteri feudali.

Esempi di predicato nobiliare sono:

  • Luca Cordero di Montezemolo (il predicato è di Montezemolo, ovvero marchesi di Montezemolo).

  • Camillo Benso di Cavour (il predicato è di Cavour, ovvero conte di Cavour).

I Predicati nobiliari sono infatti chiariti anche nel D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 641 che indica il predicato feudale come “il nome di antico feudo o possesso territoriale che si unisce al titolo nobiliare”. Prova provata del fatto che la Repubblica Italiana riconosce ufficialmente lo status storico-nobiliare, delle sole casate cha hanno cognomizzato il proprio predicato feudale sulla carta d'Identità emanata dal Ministero dell'Interno.

Le casate italiane, possono quindi contare oggi sulla certezza dei loro diritti storici tutelati dalla Costituzione della Repubblica Italiana.

Diritti storico-morali ripresi anche dalla Suprema Corte di Cassazione (S.U. 20 maggio 1965 n.986 e 987, Cass. 18 dicembre 1963 n.3189).

Disposizione sancita anche da Cfr. Cass. SS.UU. 06/04/1964 n. 751.  La sentenza di Cass. civ. 07/03/1991, n. 2426.

I predicati nobiliari sono dunque funzione sociale di elemento distintivo dell’identità delle famiglie nobili, utili a evitare confusione con altri soggetti (sentenza 10936/1997 della Corte di Cassazione), diritto che trova fondamento anche nell’art. 2 della Costituzione repubblicana; art. 7 c.c. articoli che infatti tutelano i diritti inviolabili dell’uomo nella complessa unitarietà e di tutte le sue componenti, e dunque sia come singolo, sia, appunto, nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità.

Anche il Consiglio di Stato – Sezione I, del 12 aprile 2012 n. 1783, ha confermato che i predicati nobiliari servono per meglio identificare una persona o un gruppo familiare che ha goduto di nobiltà legata all’intestazione di un feudo.

Dottrina espressa anche da

Corte cost. 3 febbraio 1994, n. 13.

Cass. Civ., n. 2426 del 7-3-1999.

Cass. Civ. n. 10936 del 7-11- 1997.

Cass. Civ. n. 2361 del 1978; n. 2426 del 7-3-1991).

Cons. Stato Sez. I 17/03/2004 n. 515.

Cfr. SS.UU. sent. n. 935 del 24/03/1969.

Cfr. Trib. Catania n. 3786 del 02/10/1998.

Le famiglie che hanno quindi goduto di un titolo nobiliare di origine feudale, hanno possono richiedere alla magistratura ordinaria l'aggiunta del loro predicato nobiliare al cognome, dimostrando con documenti storici al tribunale competente di averne diritto.

Tale diritto viene infatti applicato dalla magistratura della Repubblica Italiana, con sentenza detta di "cognomizzazione" del predicato nobiliare.

Il predicato nobiliare come tale diventa ereditario passando quindi a tutta la discendenza, e viene formalmente trascritto sulla carta di identità e sul Registro Anagrafico dello Stato Civile dell’avente diritto.

Per la Repubblica Italiana, sono quindi riconosciuti nei loro diritti sociali e storico-nobiliari, solo i cittadini con passaporto italiano che hanno ottenuto sulla carta di identità la cognomizzazione del proprio predicato nobiliare.

Esso viene infatti tutelato dallo stato da abusi e usurpazioni, quale patrimonio storico dei nobili italiani, nonché quale prova provata di appartenenza allo status storico -nobiliare della famiglia.

Nel rispetto di questo principio costituzionale, nel Libro d’Oro della Nobiltà Melitense (attualmente il solo repertorio, araldico, genealogico, anagrafico, nobiliare, dalla priodicità biennale sui cavalieri di Malta di lingua italiana) vengono dunque pubblicate le sole casate italiane, la cui appartenenza storico-sociale sia stata prima di tutto riconosciuta dallo stato Italiano cioè (Regno d’Italia ieri e Repubblica Italiana oggi), e solo successivamente anche dal Sovrano Militare Ordine di Malta, e non viceversa.

Non sono dunque pubblicate nell’opera famiglie con passaporto italiano ricevute con titoli e predicati nobiliari nell’Ordine di Malta, senza che però questi titoli e predicati nobiliari non siano stati prima di tutto riconosciuti ufficialmente dallo stato italiano ai sensi di legge.



Regno d’Italia

Col Regno d’Italia (4 maggio 1861-18 giugno 1946), la nobiltà Italiana era invece disciplinata dall'art. 1,2,3,4 del Regio Decreto del 7 giugno 1943 n. 651 dell'ultimo ordinamento del Regno, in materia nobiliare, recitava:


Art. 1. E' attributo della Sovrana Prerogativa del Re Imperatore:

a) stabilire norme giuridiche aventi forza di legge per l'acquisto, la successione, l'uso e la revoca dei titoli, predicati, qualifiche e stemmi nobiliari;

b) concedere nuovi titoli, predicati, qualifiche e stemmi nobiliari; rinnovare titoli e predicati, estinti per mancanza di chiamati alla successione; sanare le lacune e le deficienze nella prova di antiche concessioni o nel passaggio dei relativi titoli e predicati; autorizzare l'accettazione di titoli, predicati e qualifiche nobiliari concessi a cittadini italiani da Potenze estere;

c) decretare la perdita delle distinzioni nobiliari o del diritto a succedervi o la sospensione del loro uso. Le norme giuridiche in materia nobiliare sono emanate mediante decreti Reali controfirmati dal Capo del Governo. Esse sono inserite nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti e dell'avvenuta inserzione si dà annuncio nella Gazzetta Ufficiale, la quale provvede in pari tempo alla pubblicazione dell'atto inserito.


Art. 2 -i titoli, i predicati, le qualifiche e gli stemmi nobiliari sono mantenuti a coloro che vi hanno diritto in conformità delle norme vigenti e si acquistano per successione.


Art. 3- Sono concessi dal Sovrano i titoli di Principe, Duca, Marchese, Conte, Visconte, Barone e Nobile. Sono riconosciuti, oltre quelli sopracitati, se derivano da antiche concessioni, anche i titoli di Signore, Cavaliere ereditario, Patrizio e Nobile di determinate città. Il titolo di Nobile è comune agli insigniti di ogni altro titolo.

Art 4. – (Dei provvedimenti nobiliari): i provvedimenti nobiliari sono o di Grazia o di Giustizia.

I Provvedimenti di Grazia sono presi o Motu proprio o su proposta del Duce del Fascismo, Capo del Governo, ed emanati per decreto Reale seguito da Regie Lettere Patenti; quelli di Giustizia sono emanati per decreto del Capo del Governo.

I provvedimenti nobiliari emanati mediante Decreti Reali sono controfirmati dal Capo del Governo, registrati alla Corte dei Conti, trascritti in apposito registro nel Regio Archivio di Stato di Roma e conservati in originale nell'Archivio della Consulta Araldica.

La Consulta Araldica fu un collegio istituito dal Regno d'Italia nel 1869 per dare pareri al governo in materia di titoli nobiliari, stemmi e altre pubbliche onorificenze, che divenne il massimo organo consultivo (non giurisdizionale) in campo araldico dell'ordinamento

monarchico italiano.

Alcune funzioni della consulta relative all'araldica civica e degli altri enti pubblici sono, nell'Italia repubblicana, competenza del dipartimento del Cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei ministri.



Le casate italiane il cui status storico sia ufficialmente riconosciuto dalla Repubblica Italiana, vengono trascritte col rispettivo predicato nobiliare nel Registro Anagrafico nazionale (prova ufficiale del riconoscimento di stato).

Il predicato feudale (poggiante su un antico titolo nobiliare) era la località geografica sulla quale un casato esercitava storicamente i poteri feudali.

I Predicati nobiliari sono infatti chiariti anche nel D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 641 che indica il predicato feudale come “il nome di antico feudo o possesso territoriale che si unisce al titolo nobiliare”.



In foto ad esempio la Carta di identità della signora BIANCA ROSSI, da non confondere però col casato ROSSI di MONTELERA, dato che il predicato di MONTELERA come si vede non le è stato cognomizzato, ai sensi costituzionali. A dimostrazione che solo i nobili italiani che hanno cognomizzato il rispettivo predicato feudale sulla propria carta di identità, sono riconosciuti dalla Repubblica Italiana nei loro diritti storici.



Anche la Tessera Sanitaria deve riportare sul retro il nome, cognome, e predicato nobiliare dell’intestatario. In foto ad esempio il sig. MARIO ROSSI, non appartiene al casato ROSSI di MONTELERA, veduto il fatto che il predicato di MONTELERA non è cognomizzato sulla sua Tessera Sanitaria.





Ovviamente anche la Patente di Guida italiana riporterà il nome, cognome, e predicato nobiliare dell’intestatario. Ad esempio da questa patente si evince che il sig. MARIO ROSSI, non appartiene al casato ROSSI di MONTELERA, veduto il fatto che il predicato di MONTELERA non è cognomizzato sul documento.



Le casate con Passaporto italiano (documento necessario per espatriare in paesi extraeuropei), devono avere il rispettivo predicato nobiliare ivi trascritto, ai sensi del secondo comma della XIV disposizione transitoria e finale dell’attuale costituzione Repubblicana, per la quale i predicati nobiliari esistenti prima del 28 ottobre 1922 vanno come parte del nome.



Sentenza di cognomizzazione del Predicato Nobiliare rilasciata dalla Repubblica Italiana su cartellina azzurra con clichet in oro.



Particolare della Sentenza di cognomizzazione del Predicato Nobiliare rilasciata dalla Repubblica Italiana su cartellina azzurra con clichet in oro.


Sentenza di cognomizzazione del Predicato Nobiliare rilasciata dalla Repubblica Italiana, ai sensi del secondo comma della XIV disposizione transitoria e finale dell’attuale costituzione Repubblicana, per la quale i predicati nobiliari esistenti prima del 28 ottobre 1922 vanno come parte del nome.

I Predicati nobiliari sono chiariti anche nel D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 641 che indica il predicato feudale come “il nome di antico feudo o possesso territoriale che si unisce al titolo nobiliare”.



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